giovedì 29 luglio 2010

Ancora sugli Atti Coscienti

Potrebbe stupire questo ulteriore approfondimento sugli atti coscienti, ma non è mai abbastanza.
Dobbiamo ancora ripetere l'affermazione del Dottor Vittoz: "la ricettività è tutto" ... e quindi è assolutamente necessario che tale concetto sia correttamente e validamente appreso da chi intende utilizzare con profitto il Metodo Vittoz.

Cominciamo con un esempio di atto cosciente.
Chiudete gli occhi.
Riapriteli e gettate un breve sguardo sul primo oggetto che si offre alla vostra vista, per esempio un oggetto qualunque che si trova sullo scaffale di fronte a voi; la visione deve durare una frazione di secondo, senza cercare di analizzare i dettagli dell'oggetto.
Chiudete gli occhi e riapriteli; questa volta il vostro sguardo si fermerà ad esempio su una rosa posta in un vaso; preso il contatto con questo nuovo oggetto, lo abbandonate subito, senza fare nessun sforzo di attenzione, non fermatevi a lungo su di lui, guardatelo con l'occhio di un bambino appena nato.
Rientrati in voi, fate la stessa cosa con qualunque oggetto o immagine: con la tenda della vostra finestra, con un quadro appeso al muro, con una mosca che si è posata sul tavolo, con un raggio di luce che entra dalla finestra; in breve, con tutte le cose.
Mentre camminate per strada, gettate un colpo d'occhio che non sia distratto, che non sia vago ... ossia un semplice, ma vero colpo d'occhio, su un lampione, sulla foglia gialla di un albero, sulle tegole rosse di un tetto; fate questo tipo di cose su qualsiasi oggetto, dieci volte, cento volte, mille volte se necessario.
Si tratta di ricevere una sensazione la più pura possibile, senza arrivare alla percezione, in modo da rendere praticamente nullo il pensiero.
Insomma, non si tratta di guardare, si tratta semplicemente di vedere.
Ora, ascoltate per qualche istante il tic-tac della pendola nella vostra stanza; ascoltate il rumore di una prsta che si chiude nel vostro appartamento; ascoltate il rumore di un'auto che passa per la strada, ma non guardatela, ascoltate solo il rumore che fa passando. Prestate allo stesso modo ascolto, per un piccolo istante, ai rumori che giungono dalla strada, dalla casa, dappertutto.
Se vi sentite stanchi, è perchè avete voluto ascoltare troppo tempo in una sola volta; prendetevi una pausa!
A forza di ripetere l'esercizio, lo farete senza fatica, ma è essenziale che lo facciate senza sforzo alcuno.
Non vi scoraggiate, non insistete, e passate ad un'altra cosa.
Quando riprenderete gli esercizi, ricordatevi solamente che dovete essere come una lastra fotografica nuova che deve essere ancora impressionata.
Ecco come schematicamente si deve iniziare ad esercitarsi cogli atti coscienti. Il paziente dovrà apprendere allo stesso modo a toccare, a sentire, ad avere una rapida impressione del contatto del proprio braccio sul bracciolo della poltrona, sulla stoffa della poltrona che sta sotto le sue dita senza cercare di riconoscere il tipo di tessuto, sul bottone della propria giacca, sull'odore di sigaretta presente nella stanza o sull'odore di un fiore.
Piano piano il paziente imparerà a vedere, udire, toccare, insomma ad entrare sempre più in contato col reale. Questo rappresenta assolutamente la base psichica indispensabile da ricostruire; l'atto cosciente permetterà così di rientrare nel presente,  e di rendere lo stesso presente meno penoso ed angosciante.
Potrebbe accadere di sentirsi affaticati e tesi. Il consiglio è di rilassarsi. Per rilassarsi non è necessario alzarsi dalla sedia o dalla poltrona sulle quali eravamo seduti; nello stesso tempo non è necessario rilassarsi a tutti i costi, perchè si otterrebbe l'effetto contrario. E' invece utile fare degli esercizi accostandosi ad essi, con la maggior tranquillità di cui siete capaci. Accomodatevi bene sulla poltrona su cui siete seduti, appoggiatevi bene al suo schienale, le piante dei piedi appoggiate comodamente sul pavimento, le braccia ben appoggiate sui braccioli della poltrona, come se foste una statua egiziana. Prima di distendervi nel vero senso della parola, respirate tranquillamente, ampiamente, più volte di seguito.
Si tratta ancora una volta di sentire ed intendere il vostro respiro, piuttosto che di pensare alla vostra respirazione.
Durante l'inspirazione: il torace si solleva e si dilata, il diaframma si abbassa.
Un istante di riposo, la pausa, e quindi l'espirazione che è il contrario dell'inspirazione.
Può essere utile, per le prime volte, rendere sonoro il respiro in modo da poter ascoltare quanto descritto. La respirazione non dovrà essere  troppo veloce e corta, si rischia in tal modo di non ossigenare sufficientemente il sangue. Si procederà quindi a trovare quella più adatta per la propria persona come da seguente schema (i numeri sono tempi indicati in secondi)


Respirazione=


Inspirazione+


Pausa+


Espirazione
10 4 2 4
15 6 3 6
20 8 4 8
25 10 5 10

Al termine si procederà con una lunga inspirazione seguita da una lunga espirazione; nello stesso momento distendete i muscoli in un sol colpo; sentire che rilasciate il vostro piede sinistro, il vostro polpaccio sinistro, il vostro ginocchio sinistro, poi fino all'anca e ancora più su; così per tutto il vostro corpo. Sicuramente non ci arriverete la prima volta, al primo colpo; non insistete, vi affaticherete solamente. Lasciate perdere, alzatevi ... riprenderete gli esercizi in un altro momento.
La distensione e gli atti coscienti sono un passo fondamentale della cura, ed una volta che si sarà appreso come eseguire correttamente gli atti coscienti, una gran parte del lavoro è compiuta.
Ritorniamo un altro momento sulla tecnica dell'atto cosciente.
Dopo qualche esercizio il paziente si accorgerà che è quasi impossibile non rilevare un apprezzamento sull'oggetto che si guarda o sul suono che si sente. Sono riflessi spontanei dai quali è difficile difendersi. Quel che è necessario è di lasciare da parte tali apprezzamenti per quanto possibile, cercando di fotografare oggettivamente  gli oggetti, le forme, i colori, ... di registrare coscientemente un suono che perviene alle nostre orecchie. 
Si dovrà cercare per le prime volte di controllare le sensazioni muscolari che nell'atto cosciente sono al primo piano, e sono le sole che il paziente dovrà cercare in quanto gli apporteranno:

  1. la piena coscienza dell'atto
  2. la chiarezza dell'idea corrispondente all'atto
  3. la sensazione che l'atto è voluto
In questo caso si è sicuramente ricettivi.
Se al contrario si cercherà di prendere coscienza dell'atto che si sta compiendo, saremmo emissivi, ossia staremo pensando.
Il paziente comincerà con degli atti molto semplici: ad esempio la flessione/estensione verso l'alto/basso della mano, flettendola sul polso; oppure la flessione nello stesso senso del piene appoggiato per terra. Questi movimenti dovranno essere eseguiti molto lentamente per essere sentiti, facendo attenzione alle sensazioni muscolari.
Ancora un altro esempio. Proviamo ad aprire una porta. Si possono presentare tre comportamenti possibili:
  1. la distrazione colla quale eseguiamo quest'atto atomaticamente
  2. l'abitudine/atteggiamento che ci porta a dire: "apro la porta e me ne rendo conto" a cui segue "so che sto per aprire la porta" ... colla conseguenza che ci viene richiesto uno sforzo che ci affatica
  3. il sentire - alla maniera di Vittoz - nei nostri muscoli, quelli delle braccia delle spalle e della mano, i movimenti necessari per compiere l'atto; in pratica sentire i nostri movimenti nel compiere l'atto di aprire la porta.
Il paziente potrebbe obiettare che non è che con questi accorgimenti si potrà alleviare il suo stato. In realtà l'atto sentito provocherà direttamente uno stato cosciente, stato che vi permetterà di partecipare più direttamente, con chiarezza a tutti gli istanti della vostra giornata, permettendo un giusto giudizio alle vostre azioni. E' un'opera lunga e paziente, ma che apporterà in voi calma, fiducia e benessere